Savagnone: corresponsabilità, superare il dualismo sacro-profano, immersi nella dinamica dell'Incarnazione.
Vi è una realtà che non può essere omessa: la diminuzione di presbiteri costringe ad “appoggiarsi” sui laici. Il punto di partenza della relazione è il dualismo sacro-profano, antico quanto la storia delle religioni. Per sacro s’intende quell’insieme di luoghi, riti e persone in cui Dio può essere incontrato; tutto il resto è profano stanno di fuori, di fronte al sacro. E nella vita dell’uomo, in generale, ritroviamo un continuo migrare dal profano al sacro secondo la sensibilità e l’esigenza. Noi sappiamo che con l’incarnazione il profano è diventato sacro e tutto il tempo è divenuto sacramento dell’eternità. Eppure nella nostra pastorale vediamo introdursi il suddetto dualismo: entrando per la porta il laico abbandona la propria vita e si trasforma in un vice-prete per poi tornare nella vita riprendendo una veste che a modello ha la cultura liquida della posta modernità, incapace di vivere la dimensione del Vangelo. Benedetto XVI ha scritto che un agape senza l’eros (di Platone) non può esistere, sarebbe un amore ingessato: senza grande passioni, ogni realtà entra in una dimensione spenta, appassisce. Per fare cultura occorre che nelle nostre comunità entri la vita reale. Ciascun battezzato non può essere spaccato in due. A modello abbiamo la regalità di Cristo, che in sé è autentico servizio all’uomo. Questo è la regalità che è consegnata a ciascun battezzato: abitare il territorio da re perché si attualizzi quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II ha detto nella “Gaudium et Spes”. Occorre formare laici battezzati che sappiano restaurare le grandi linee della verità, che sappiano leggere la storia con gli occhi di Dio (profezia) e rivitalizzare il mondo, declinando il Vangelo nelle forme culturali, piuttosto che recitare formule del magistero. Il sacrificio di se stessi, a cui il popolo di Dio è chiamato, è immerso nel sacrificio di Cristo e supera il dualismo sacro-profano: ciascuno sia sacramento dell’Eterno.